CICLOSTILE 2.0

ECATOMBE DI [DIS]UMANA AGGREGAZIONE


INGREDIENTINUMEROVENTUNOINGREDIENTINUMEROVENTUNO

eccoci. come sempre in eterno ritardo rispetto alle tabelle mentali che ci diamo, consapevoli che tanto finiremo per non rispettarle. in ogni caso ci siamo. il nuovo numero del TRITACARNE, il ventunesimo per la precisione è arrivato a destinazione nelle vostre mani. numero meno variegato del solito in quanto a contenuti ma non per questo meno interessante, anzi. la maggior parte dello spazio infatti è occupata dalla nostra proficua ed approfondita intervista con MERCY mente gli IANVA, con cui affrontiamo una moltitudine di argomenti [non solo musicali] legati alla visione del mondo che ci circonda. la partenza è stata ovviamente legata al loro ultimo album CANONE EUROPEO, ma le stimolanti divagazioni legate alla vastità dei concetti racchiusi nel disco ci hanno permesso di spaziare in argomenti impensati, ma non per questo non meritevoli di ragionamento. rispetto al solito troverete anche uno spazio dedicato alle recensioni particolarmente affollato. abbiamo ascoltato musica veramente interessante di recente, ma soprattutto non siamo riusciti a fare una selezione, segno inequivocabile che qualitativamente stanno uscendo cose di valore piuttosto elevato cui diamo volentieri un meritato riscontro. spazio quindi alle ultime uscite di IANVA, ALBIREON, SHE SPREAD SORROW, LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO, BODIES ON EVEREST, JULINKO, SOGNOMECCANICO, EUROPEAN GHOST, CANAAN, ASTRAL BREW, HEART OF SNAKE, HOLIDAY INN, HEROIN IN TAHITI, SABASABA, MY DEAR KILLER, MESSA, KLAM, LORØ, STORM[O], KING GIZZARD & THE WIZARD LIZARD, MOCK THE MANKIND, LVTE, THE GREAT SAUNITES, THE TURIN HORSE, THE BLUE PROJECT, DEMETRA SINE DIE, VOR, ALTAR OF PERVERSION, ABSTRACTER e UTØYA. quindici pagine fitte di musica che a noi ha suscitato particolare emozione e che speriamo possa accompagnarvi in questa cazzo di estate che aspettavate con ansia. beati voi. per il resto, come sempre presente, il nostro gancio olandese HANS PLASMA, che dal mare del nord nella sua rubrica PLAY IT LOUD ci racconta FAUST'O album omonimo del 1982 del cantautore italiano che con il proprio approccio affine al carrozzone glam new wave inglese in quegli anni più si è avvicinato all'estro e alla creatività di DAVID BOWIE. un ottimo modo per iniziare la conoscenza con un artista ai più sconosciuto ma che ha ancora molto da insegnare al cantautorato italiano contemporaneo. un album con cui l'autore guarda il mondo che lo circonda con piglio decisamente nichilista e ne prende le dovute distanze. un disco perfetto per il TRITACARNE. non poteva mancare nemmeno la nostra musa preferita con la sua ultima fatica letteraria. ILARIA PALOMBA è nuovamente sulle nostre pagine, stavolta con il suo recentissimo DISTURBI DI LUMINOSITA'. ennesima prova di capacità, intelligenza e sagacia da parte della biondissima ILARIA. centotrenta pagine di dolore allo stato puro. centotrenta pagine per provare a dare vita e visibilità a chi vive inascoltato nel buio della malattia mentale. centotrenta pagine per chi vive sulla propria pelle il disagio della diversità. tornando in ambito strettamente musicale abbiamo redatto un breve ma intenso rescoconto del nostro viaggio/soggiorno al RURAL BLACKNESS FEST dove abbiamo finalmente visto dal vivo i famigerati LACOLPA. delle due giornate abbiamo seguito solo la prima, siamo ormai troppo avanti con gli anni per una due giorni musicale. in ogni caso siamo riusciti a documentare nei dettagli tutto quanto è accaduto, senza dimenticare niente e senza vergogna per la nostra terza età incalzante. come sempre il TRITACARNE è tutto tranne quello che ci si possa aspettare. anche questo numero tiene fede alla tradizione. diamo infatti il nostro benvenuto sulle nostre pagine a GIOVANNI LEO LEONARDI deus ex machina dei SENKETSU NO NIGHT CLUB di cui abbiamo parlato nel numero scorso recensendo il debutto omonimo. cogliamo l’occasione per svelarvi che il loro prossimo album SHIKKOKU sarà marchiato TOTEN SCHWAN [argomento che approfondiremo sul prossimo numero del TRITACARNE]. tra i brani in scaletta spicca appunto un NIKUTAI NO GAKKO che prende spunto dallo stupendo romanzo di MISHIMA “IL SAPORE DELLA CARNE”. come potevamo esentarci dal chiedere a GIOVANNI di parlarci del libro? detto e fatto… per chiudere l’atteso ritorno della nostra rubrica preferita GRAZIE PER IL VOSTRO ODIO con cui sputiamo merda addosso a chi ci ha fatto particolarmente girare il belino negli ultimi tempi. alla faccia del politicamente corretto. per questo numero non c'è altro da mettere sul fuoco se non i nostri più sentiti auguri per gli amici di RISERVA INDIE che hanno da pochissimo compiuto i loro primi DIECI ANNI di trasmissione. li celebriamo con uno speciale ripreso dal loro blog con testo e foto. dieci anni. un traguardo davvero di valore soprattutto perchè unito ad una semplicità e una disponibilità che non si trova da nessun'altra parte. non è tanto il passaggio radiofonico a fare la differenza quanto l'armonia che si respira insieme a loro. ogni serata passata in loro compagnia ha rappresentato un momento particolar- mente felice in cui la musica ha fatto da collante per la nascita di nuovi e duraturi rapporti. ci sono tanti modi di fare radio, quello che i ragazzi di RISERVA INDIE hanno scelto è senza ombra di dubbio quello che riesce meglio nell'abbattere le barriere tra chi gestisce la diretta e chi viene ospitato. come dice sempre l'amico MAURIZIO CASTAGNA "a RISERVA INDIE la radio è partecipazione". mai parole furono più veritiere. alla prossima. adieu. peace and love motherfuckers.

esigenze di spazio ci hanno costretto a posticipare sul prossimo numero gli articoli già pronti su NAPALM DEATH, ZAGOR e sulla trilogia letteraria di JOHN KING “THE FOOTBALL FACTORY”. sarà tutto recuperato sul prossimo numero, di cui ancora non abbiamo deciso niente. sarà comunque fuori dopo la nostra lunga pausa settembrina, mese che dedicheremo all'ozio totale e in cui staccheremo come ogni anno qualsiasi forma di contatto. PER ORA LASCIATECI ARROSTIRE AL CALDO ESTIVO. IL RESTO SI VEDRA'. ADDIO.


INGREDIENTI NUMERO VENTI

SIAMO FINALMENTE TORNATI E LO FACCIAMO CON UN NUMERO ANCOR PIU' PREGNO DEL SOLITO CHE PARTE ALLA GRANDE CON LACOLPA. PARLIAMO OVVIAMENTE DEL PLURIOSANNATO ALBUM DI DEBUTTO "MEA MAXIMA CULPA", CHE ANALIZZIAMO CERCANDO DI MANTENERE UNA POSIZIONE DI OBIETTIVITA', NONOSTANTE IL NOSTRO COINVOLGIMENTO. SUL PROSSIMO NUMERO L'INEVITABILE INTERVISTA CON GLI AUTORI DI QUELLO CHE E' STATO UNO DEGLI ALBUM MIGLIORI DELLO SCORSO ANNO. E VISTO CHE DI DISCHI DEL NEFASTO DUEMILDICIASSETTE PARLIAMO ECCO A SEGUIRE IL NOSTRO CONTRIBUTO PER IL SITO DI RISERVA INDIE. LA NOSTRA PLAYLIST IN RIGOROSO ORDINE ALFABETICO CON GLI ALBUM CHE PIU' ABBIAMO ASCOLTATO. IL TUTTO OVVIAMENTE DEPURATO DALLE NOSTRE USCITE. CAMBIO REPENTINO DI ARGOMENTO ED ECCOCI ALLO SPECIALE DI QUESTO NUMERO DEDICATO A THE PRISONER, MEMORABILE TELEFILM DEGLI ANNI SESSANTA, PASSATO IN TV ANCHE NEL BEL PAESE. UN RARO ESEMPIO DI INTRATTENIMENTO INTELLIGENTE, VISIONARIO E ASSOLUTAMENTE PRECURSORE DI QUELLI CHE SONO OGGI I NOSTRI GIORNI. LA PRIMA INTERVISTA E' QUELLA CON ROSARIO GALLARDO. I LUTHER BLISSET DELLA POSTPORNOGRAFIA CONTEMPORANEA ITALIANA, USCITI LO SCORSO ANNO CON IL VOLUME "ESTASI DELL'OSCENO" PER GOLENA EDIZIONI. SETTE PAGINE DENSISSIME DI CONCETTI TUTT'ALTRO CHE SCONTATI. IN PORN WE TRUST. DA UN VOLUME INEVITABILMENTE SI GIUNGE ALLA NOSTRA RUBRICA LETTERARIA FAHRENHEIT 451 IN CUI ANALIZZIAMO QUEI LIBRI CHE ULTIMAMENTE CI HANNO FERITO L'INTELLETTO, VALE A DIRE LE FATICHE GRAFICHE DI ELIAS CANETTI [LE VOCI DI MARRAKECH] ANTONIO MUNOZ MOLINA [L'INVERNO A LISBONA] CHRISTIAN GAILLY [UNA NOTTE AL CLUB] DARCEY STEINKE [SALVAMI] ROMANO DE MARCO [L'UOMO DI CASA] GRAZIA VERASANI [LA VITA COM'E'..] GIUSEPPE PATRONI GRIFFI [DEL METALLO E DELLA CARNE] E INFINE PIERLUIGI SPAGNOLO [I RIBELLI DEGLI STADI]. SECONDA ED ULTIMA INTERVISTA A CARICO DELL'AMICO VASCO VIVIANI EX FACTOTUM DELLA PURTROPPO DISCIOLTA OLD BICYCLE RECORDS E PERSONAGGIO DI CALIBRO INTERNAZIONALE NEI PIU' SVARIATI AMBITI. CON LUI ABBIAMO PARLATO DI TUTTO QUELLO CHE CI E' VENUTO IN MENTE IN MODO VERAMENTE GRADEVOLE. LUI SA QUANTO VORREMMO INGAGGIARLO NELLA NOSTRA SQUADRA, CHISSA' CHE UN GIORNO NON CEDA ALLE NOSTRE LUSINGHE. TORNA A TROVARCI HANS PLASMA RACCONTANDOCI NEI DETTAGLI IL DISCO DEI CHROME "INTO THE EYES OF ZOMBIE KING". WELCOME BACK HP. MA ANCHE WELCOME BACK A HELENA VELENA E ALLA SUA VERVE INARRESTABILE. LA NOSTRA EROINA CI REGALA TRE PAGINE CHE SPAZIANO TRA LA CHIESA CATTOLICA ED IL BLACK METAL SCANDINAVO PASSANDO PER IL CENTRO AMERICA. INIMITAIBILE ED IRRAGIUNGIBILE. ED INFINE LO SPAZIO DELLE RECENSIONI DISCOGRAFICHE NELLA NOSTRA CONSUETA RUBRICA CI STANO UCCIDENDO AL SUONO DELLA NOSTRA MUSICA. PURTROPPO ORFANA PER QUESTO NUMERO DI COSIMO ZOS MUNGHERI. INSIEME A KENJI MORI RACCONTIAMO I DISCHI DI DISH-IS-NEIN, UNRULY GIRLS, SENKETSU NO NIGHT CLUB, SABBIA, L'ALBERO DEL VELENO, GOPOTA, WHITE ROOM, BOLOGNA VIOLENTA, THE RIJGS, PAOLO SPACCAMONTI & JOCHEN ARBEIT, IDLEGOD, ACCORDO DEI CONTRARI, TONTO, SALMAGUNDI, SELVA, OLMO, NECANDI HOMINES, HAVAH, HIS ELECTRO BLUE VOICE E UN PICCOLO SPECIALE SULLE USCITE DELLA FRATTO9 DI GIANMARIA APRILE, VALE A DIRE UBIK, H!U E FRANCESCO SERRA. CONSAPEVOLI DI NON AVER FATTO NEMMENO LA META' DELLE COSE CHE CI ERAVAMO RIPROMESSI CHIUDIAMO QUI QUESTO NUMERO VENTI, SPERANDO DI RITROVARVI PER IL PROSSIMO. COME SEMPRE PEACE AND LOVE MOTHERFUCKERS


FETICISMO ESTREMO
per accontentare i più sofisticati ecco le versioni digitali dei numeri 18.[diciotto] e 19.[diciannove]
usciti ad oggi solo in versione cartacea, reperibili ai link seguenti
come sempre in free download






::LA PAURA PIU' GRANDE::
la tanto attesa svolta alla fine si è manifestata. e lo ha fatto portandosi dietro quegli stravolgimenti che ci aspettavamo. intendiamo immediatamente spogliarci dalle vesti dei profeti che vedono e [pre]vedono il futuro, questi sono ruoli che non ci appartengono, noi siamo da sempre decisamente più orientati verso la concretezza. molto più semplicemente conosciamo il genere umano [o quello che ne rimane] nella sua forza [poca] e nelle sue debolezze [tante, troppe]. avevamo infatti ipotizzato tutta la serie di reazioni che si sono poi puntualmente verificate. ciò, come ogni mutamento degno di tale nome, ha portato tra le altre, un cambiamento delle prospettive ed una revisione delle affinità, andando a decretare quel caos primordiale che da tempo auspicavamo e che ha determinato lo stravolgimento di tutte quelle che erano fino ad allora le nostre certezze. quindi benvenuto al tritacarne cartaceo e benvenut* a tutt* coloro che hanno dimostrato entusiasmo per questa nostra/vostra scelta. siete voi il carburante delle nostre fatiche ed è a voi che dedichiamo questo nuovo numero che tra poco inizierete a leggere. per ora possiamo solo ringraziarvi per il vostro supporto [inatteso e per questo ancora più gradito], il resto lo faremo strada facendo. noi, da sempre abituati a farci male da soli, scandagliando tutte le ipotesi purché nefaste, in quanto assuefatti alla negazione della felicità [nostra ed altrui] dobbiamo quindi per una volta ricrederci e constatare che i riscontri pervenutici dopo la pubblicazione del primo numero “realmente tangibile ed annusabile” sono i sintomi di quello che possiamo [e vogliamo] definire come un nuovo inizio. ci avete spinto in tanti a proseguire e a migliorare quanto rilasciato nei mesi scorsi. ovviamente non riusciremo a fare tesoro di tutte le vostre sollecitazioni giuste o sbagliate che siano [siamo pur sempre il manifesto vivente dell'inconcludenza] ma possiamo assicurarvi che abbiamo preso sul serio ogni vostra osservazione e se non riusciremo sin da ora a metterla in pratica è solo per il tempo che ci manca sempre e che ci sfugge dalle mani ogni istante e perchè alla fine siamo delle irrimediabili ed inguaribili teste di cazzo che prima di concretizzare un'idea hanno bisogno di immaginare tutti ma proprio tutti gli scenari negativi che si possono presentare. non siamo ancora diventati grandi ma abbiamo capito che non è più il momento di giocare a fare i ragazzini. anche se ci piacerebbe continuare a sbucciarci le ginocchia come cantano gli affranti nel loro bellissimo “la paura più grande”. promettiamo quindi di provare a sconfiggere quell'insicurezza che ogni giorno il mondo con cui siamo costretti a condividere i nostri respiri e le nostre ansie ci trasmette, cercando di trasformarci in quell'essere ibrido, lontanamente libero e facilmente malleabile costituito dal prototipo del moderno consumista compulsivo. detto questo passiamo ad un punto che consideriamo tutt'altro che secondario e che riguarda il nostro principale ostacolo [interiore]. il dubbio cardine intorno a cui tutto ruota verte sulla effettiva necessità al giorno d'oggi diproseguire a scrivere. cercare cioè di capire quanto ci sia ancora di "sovversivo" nella scrittura. vedere se c'è la necessità da parte degli esseri "umani" di tenere in mano un oggetto che possa dare loro la possibilità di pensare in modo alternativo al "politicamente corretto". è chiaro che non ci sentiamo in grado di pubblicare idee di cotanta portata, i nostri sono discorsi molto meno seri e seriosi, quello che ci interessa davvero è capire se il libro oggi nel duemiladiciassette è un oggetto da arredamento o uno strumento di rivolta. questo ovviamente indipendentemente da quello che pubblichiamo e che pubblicheremo. noi siamo solo di passaggio qui. i libri [quelli veri] restano. su di noi la scrittura continua ad esercitare un fascino incredibile, ed è quindi innegabile il fatto di essere da sempre ammaliati da autori come canetti che indica lo stesso oggetto ogni volta un nome differente per non lasciarsi imprigionare dal potere (negativizzante) della definizione fissa (e immutabile). è però altrettanto evidente come oggi ci sia una sovraesposizione dell’oggetto libro, con la conseguenza che l’originaria funzione dello stesso stia [forse] andando scemando. tutti scrivono ma nessuno legge? domanda molto interessante cui servirebbe un numero apposito del tritacarne per i doverosi approfondimenti. e se tutti scrivono ci viene spontaneo pensare che alla fine forse sarebbe meglio in quest’epoca di moltiplicazione editoriale scegliere la via del silenzio. se come abbiamo sempre sostenuto sposando le tesi camusiane l’uomo ribelle è colui che dice no questo è il momento di dare seguito alle nostre parole, di rendere cioè concrete le idee. lontani dalla vanagloria dell’esibizione delle cose fuggevoli e superficiali ci stiamo dibattendo cercando di capire se il nostro intendimento sia corretto, se sia il momento di lasciare che le cose prendano la strada che hanno intrapreso oppure continuare a provare a cambiare le cose. non cerchiamo la fama. fuggiamo chi si masturba nel facile apprezzamento collettivo autocompiacendosi del sostegno bugiardo di chi in realtà non si sofferma affatto sulla profondità delle idee ma preferisce soffermarsi sui dettagli secondari ed insignificanti perché facilmente (e velocemente) inquadrabili. è questo il vero problema alla fine, l’idea che sia il giudizio altrui a determinare la valenza di un’idea, di una proposta. la faciloneria con cui la stragrande maggioranza della gente si approccia alle idee degli altri è figlia di uno strano e contorto meccanismo che vede nel cattivo gusto e nell’ansia di poter denigrare l’unica costante. ci si interessa solo a ciò che non si può non condividere, a tutto quello cioè che non si apprezza ma che il malcostume comune indica come performante. uniformarsi è la parola d’ordine, anche perché è meglio non svelare quelle che sono le nostre reali idee, meglio cavalcare quelle “vincenti” che sputtanarci per quello che siamo in realtà. ma noi non lo faremo, anche se è forte in noi il demone tentatore. continueremo in questa strada perchè crediamo di non aver ancora smarrito ed esaurito quell'ardore intestino che ci spinge ad andare avanti. nella malaugurata ipotesi in cui dovessimo trovarci nella scomoda posizione in cui abbiamo sviscerato la nostra vita fino al punto in cui non abbiamo più niente da scoprire [e quindi da scrivere] beh allora, ma solo allora ci vedremmo costretti a chiudere la nostra esperienza. solo allora smetteremo di scrivere ma non di immaginare e di sognare. quello mai. prima di lasciarvi ancora una considerazione che ci brucia dentro e che siamo certi provocherà sdegno e disprezzo in buona parte di voi che ci state leggendo. partendo dall'idea che la distruzione del corpo è decisamente poca cosa rispetto alla distruzione dello spirito riesumiamo per un attimo l'ex cantante dei soundgarden. non faremo come i carcass del secondo disco che cantavano “exhume to consume” anche se forse avevano ragione loro anche questa volta [ma per ora fermiamoci, codesto è un discorso che affronteremo prossimamente]. in molti, in troppi hanno pontificato con termini eroici sul suicidio di chris cornell. noi non ci siamo mai accodati al corteo di chi vuole sedere al capezzale dell’ex cantante dei soundgarden. possiamo solo dire di essere felici per aver trovato finalmente concretezza e onestà intellettuale nella folta pletora di coloro che si sono sempre autoproclamati eroi maledetti e che hanno infestato le nostre orecchie con il loro presunto mal di vivere. mister cornell [che non abbiamo mai particolarmente amato e che non inizieremo ad ascoltare adesso pur essendo in possesso dei suoi primi dischi come “screaming life” “ultramega ok” e “louder than love” presi in vinile - al tempo non avevamo ancora il lettore CD - non ci è mai piaciuto più di tanto, per non dire poco piu' di niente] diventa quindi uno dei nostri eroi solo ora che ha dimostrato di essere reale e tangibile [come la morte] smettendo la veste di supereroe invincibile. il male di vivere che noi conosciamo fin troppo bene ha ribadito che non conosce ostacoli. ce ne fossero di supereroi vincibili come lui che contribuiscono a ribadire come il suicidio sia sì un gesto radicale ma al tempo stesso semplicissimo e del tutto naturale. a tutte le oche che si sentono orfane e perdute senza la “guida” del carismatico cornell possiamo solo rispondere che oggi come non mai si rende evidente la distanza tra loro e il loro nuovo eroe, esempio concreto del male interiore a dispetto di loro esperti di pseudo male virtuale che rende tutti più mainstream, oscuri, carismatici e anche un po' sfigati secondo noi. lui ha dato seguito alle sue parole e fatto l’unica cosa che valesse la pena di fare, loro piangono lacrime fasulle in in memoria di una figura che è lontanissima da loro e dal loro modo di vivere nonostante non se ne siano mai resi conto. nel momento in cui ci si avvia verso una strada che abbiamo da sempre temuto osteggiato denigrato e tenuto lontana, il suicidio è l’unico gesto sincero che possa esistere. nell'istante in cui il destino verso cui siamo indirizzati prende una piega che tende a negarci quella libertà spirituale che abbiamo sempre rivendicato allora non ci sono altre soluzioni percorribili, quando la realtà che stiamo vivendo ci appare come troppo piccola e modesta per la profondità dei nostri pensieri è giusto lasciare questo spazio a chi non risente di tali costrizioni. è anche perchè il mondo è così pieno di stronzi come voi che il vostro idolo ha deciso di lasciarvi. o per lo meno è così che ci piace pensare. prendete quindi le nostre parole come un “breve invito a NON rinviare il suicidio”. alla prossima motherfuckers.




::INGREDIENTI NUMERO DICIANNOVE::
numero pesantemente condizionato dall'insostenibile canicola estiva questo diciannovesimo del tritacarne, sia a livello di contenuti che nella gestazione vera e propria che abbiamo trascinato fin oltre il consentito convinti che il periodo decisamente balneare mal si sarebbe conciliato con le nostre amenità. ragion per cui alcuni dei contenuti inizialmente previsti per questo numero sono slittati [non senza colpo ferire] al prossimo nell'ottica di realizzare uscite tematicamente più omogenee. in ogni caso crediamo che anche questo possa essere considerato densamente pregno di contenuti. la partenza [copertina compresa dedicata alla frontwoman AYBIKE CELIK OZBEY] vede subito protagonisti gli amici turchi dei REPTILIANS FROM ANDROMEDA che da una sempre inquieta costantinopoli si raccontano sullo sfondo di un paese che non pare trovare pace. non a caso la quarta di copertina riprende un nostro vecchio collage dedicato ai ragazzi di piazza taksim ai tempi della rivolta di gezi park di quattro anni fa. a seguire saltiamo a casa dei THE GREAT SAUNITES nella bassa padana per fare quattro chiacchiere con una delle realtà più interessanti e mature degli ultimi anni in italia, in attesa dell'ultimo tassello da allegare alla loro strepitosa trilogia. torna l'amica SONIA GIOMARELLI con la sua seconda parte dello speciale dedicato al glam, qui scandagliato relativamente al periodo d'oro del rock targato seventies [da david bowie e marc bolan fino ai queen passando per tutto quello che ha segnato un'epoca irripetibile] e anticipa il vero pezzo forte diquesto numero diciannove, vale a dire il racconto inedito donatoci da ILARIA PALOMBA "il segreto del mare", una gemma incredibilmente preziosa che non avremmo mai pensato di poter chedere alla biondissima ilaria e che ci ha invece offerto di sua iniziativa [impossibile quindi non amarla ogni giorno di più...]. cinque pagine sulla "paura di amare, del futuro e dell'abbandono" dove trovano spazio tematiche significative come "la fine del concetto di futuro, l'amore come impossibilità, la catastrofe della passione e i pregiudizi del mondo borghese". in coda al racconto tornano le nostre impressioni sui libri che più ci sono entrati dentro, in particolare questa volta puntiamo il focus su "la morte della bellezza" di GIUSEPPE PATRONI GRIFFI, "queer" di WILLIAM S. BURROUGHS e "ragazzi che amano altri ragazzi" di PIERGIORGIO PATERLINI. non aggiungiamo altro lasciandovi al piacere della [ri]scoperta di questi volumi. e visto che ci si trova[va] in ambito letterario ovvia la liason con l'approfondimento seguente, vale a dire lo speciale sul controverso "crash" di JAMES G. BALLARD riadatto [con successo] in seconda battuta da quell'altro genio che risponde al nome di DAVID CRONENBERG. se avete letto o visto il film sapete perfettamente di cosa stiamo parlando, altrimenti questa è l'occasione per entrare nel perverso mondo dell'erotismo postmoderno di "crash". prima di arrivare allo spazio delle recensioni che come sempre chiude ogni numero del tritacarne ci sentiamo costretti a fermarci a ragionare sulle sollecitazioni che il buon KENJI MORI ci offre con il suo "breve storia di una logica naive" raccontandoci di POLY STIRENE e dei suoi troppo frettolosamente [ed ingiustamente] dimenticati X-RAY SPEX. come detto, a chiudere abbiamo lo spazio rituale di CI STANNO UCCIDENDO AL SUONO DELLA NOSTRA MUSICA, tritati per voi [insieme a COSIMO ZOS MUNGHERI e KENJI MORI] i dischi di VISCERA///, SQUADRA OMEGA, MALATESTA, HIBAGON, NUDIST, HARAM, LLEROY, BLACK HAMADA, DEAD WITCHES, EREMO, IBREATHYOUDIE, SEDNA, PAOLO SPACCAMONTI & PAUL BEAUCHAMP, e il mini speciale dedicato a L'E' TUTT FOLKLOR RECORDS del buon ATTILA di cui prendiamo in rassegna INSOMNIA ISTERICA/GROSSEL, MULOMUTO/MADEMOISELLE BISTURI, TERROR FIRMER/SU19B e L'URLO DI CHEN. questo è quanto abbiamo voluto potuto dovuto tritare come diciannovesimo numero, il resto sarà sul prossimo o forse non sarà mai, non ci piacciono i dogmatismi e le imposizioni per cui continueremo a modellare e decostruire ogni volta le nostre uscire fino a che non saremo soddisfatti del risultato ottenuto. noi non abbiamo certezze se non quella di non averne alcuna. odiateci per quello che siamo e non per quello che vorreste rappresentassimo.



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cambio di rotta ma non di prospettiva siamo soliti affermare. siamo giunti al dunque e siamo più che mai orgogliosi di di essere riusciti a mettere in piedi la sinergia con GOLENA EDIZIONI che da questo numero in avanti dividerà con noi le iniziative legate al TRITACARNE, con la speranza di ritrovarlo sempre più combattivo e sempre meno allineato. la grossa novità come detto è data dal formato per cui altre primizie almeno per ora non le troverete. ci stiamo lavorando, ma i tempi non sono ancora maturi per mostrare il frutto delle nostre fatiche. abbiamo volutamente lasciato da parte alcune rubriche per meglio adattarle al nuovo corso da un punto di vista estetico, per cui nulla è andato perduto torneremo alle nostre pessime abitudini già dal prossimo numero. ora però non è più tempo di perderci in belinate, andiamo direttamente al sodo e vediamo di che si parla in questo nostro numero diciotto. partiamo alla grande con copertina recensione e intervista con le LILITH LE MORTE che ci spiegano nei dettagli il loro album "si rompe il silenzio nel giardino delle mandragole" di cui noi di TOTEN SCHWAN cureremo l'edizione in vinile e in cassetta. per l'occasione torna l'amica SONIA GIOMARELLI con un articoo sul GLAM METAL mentre tra coloro che hanno fatto il trapasso insieme a noi non poteva mancare GORREN EMRI sia in veste di recensore che con un suo articolo dediacato alla memoria dello storico batterista dei Can, quel JAKI LIEBEZEIT recentemente scomparso. nello spazio recensioni "ci stanno uccidendo al suono della nostra musica" fa invece il suo esordio COSIMO ZOS MUNGHERI e visto che di recensioni stiamo parlando snoccioliamo tutti di un fiato i nomi di coloro che sono stati sminuzzati questa volta: OvO, EGON SWHARZ, ESPADA, SAN LEO, CORCKSCREW N°4453556, MARE DI DIRAC, MYRMECOPHAGUS, AFFRANTI, ZENDEN SAN, RAINBOW LORIKEET, DAS AUGE, EUROPEAN GHOST, INGRANAGGI DELLA VALLE, PAOLO SIANI, HALLELUJAH!, STROMBOLI e HOWLING PLANET. tutto questo oltre allo speciale sullerecenti uscite targate DISCHI BERVISTI e cioè HARMONIC PILLOW, CAPTAIN MANTELL, MALEDETTA DOPAMINA, CIBO, CUT e CARNERO. mentre per quello che riguarda le interviste siamo orgogliosissimi di potervi offrire quella con MARILU' OLIVA scrittrice di altissimo livello ma soprattutto persona stupenda e quella con l'amico GIACOMO DONI che ci introduce ad argomenti scomodi ma toccanti riguardo la malattia mentale. chiudono il numero alcuni nostri approfondimenti tra cui quello su una delle pellicole che è ben oltre il livello di cult movie, vale a dire THE WARRIORS (I GUERRIERI DELLA NOTTE) ed infine un nostro ricordo del tour invernale dei PUTAN CLUB, di cui non ci stanchiamo e non ci stancheremo mai di parlare. come sempre GRAZIE PER IL VOSTR ODIO.
                        

"nella sua tragica disperazione si strappava brutalmente i capelli della parrucca" [Carlos Diaz Dufoo 1861-1941

Crediamo che per cercare di rappresentare quello che è il nostro stato d’animo attuale frase migliore di quella di Dufoo non ci possa essere. Nonostante la svolta [per noi epocale] del passaggio al formato cartaceo con cui rinvigorire la nostra voglia di follia sentiamo che c’è ancora molto da fare. Soprattutto a livello di mentalità. È qui che crediamo che le lacune si facciano maggiormente evidenti. Le parole del buon vecchio Carlos rappresentano in modo inequivocabile quella che è la realtà in cui ci troviamo. Sotto il sole nero della crisi occidentale tutto tace. Gli impulsi rinnovatori latitano e le nostre menti si sono definitivamente adagiate in un quieto vivere che sopravvive grazie all'assenza di ogni animosa velleità di ribellione. L’orizzonte verso cui abbiamo puntato lo sguardo sognando un domani rivela quindi una bonaccia assoluta caratterizzata da una totale assenza di inerzia. Stiamo vivendo il momento forse peggiore della nostra breve e per certi versi inutile esistenza. Certi che la sopravvivenza passi inevitabilmente attraverso il mutamento non possiamo che esprimere soddisfazione per questo punto di partenza che sancisce l’inizio di un nuovo corso. Questa nostra masturbatoria [auto]gratificazione viene però ad essere spenta sul nascere. Il contorno di questo circo massmediatico in cui siamo giocoforza  costretti a muoverci continua nel suo silente e soffocante stillicidio. Siamo una goccia di sangue [marcio] in un mare inquinato dai liquami della stucchevole e supponente superficialità. Il problema è però solo nostro. Siamo infatti noi a non essere in grado di andare oltre ed isolare i nostri "cattivi pensieri". Il nostro è un viaggio a ridottissima tolleranza che non prevede almeno in questa fase un'opera di censura del nostro malessere. Il dinamico immobilismo di chi è andato nel corso degli anni sostituendosi in modo assolutamente speculare a ciò che puntualmente e costantemente denigrava non perde un colpo. Il pensiero unico dominante di matrice politicamente corretta pare non risentire del tempo e delle stagioni. Ormai è fin troppo chiaro che cosa sia  obbligatorio esaltare e che cosa invece rappresenti il male assoluto. Siamo tutti incolonnati come in coda alla cassa del supermercato. 
Conosciamo una sola risposta, un solo slogan, un solo credo. Ma lo conosciamo bene. È purtroppo andato perso il valore reazionario e ribelle dei nostri gesti. Ormai per stare al passo coi tempi ed avere una propria dimensione riconosciuta [questo tra l'altro è un punto sul quale occorrerebbe riflettere approfonditamente ma non è il momento di farlo ora, ne parleremo sul prossimo numero] dagli altri [perché alla fine è questo che conta, il riconoscimento da parte della collettività virtuale] bisogna sostenere il già visto, il già sentito e l'inutile. Qui potremmo deragliare e cambiare completamente argomento visto che si collocherebbe alla perfezione in questo preciso punto e in questo preciso istante un ragionamento di qualche giorno fa con una nostra amica scrittrice, ma visto quanto teniamo a lei e all'argomento in questione preferiamo rimandare ad uno dei prossimi numeri. Ogni cosa a suo tempo. Tornando al nostro discorso precedente sentiamo forte la voglia di gridare quanto si sia ormai quasi esaurita la carica dirompente di un movimento che rivendicava una propria identità alternativa alle leggi di mercato e alle sue morali. Oggi si vivacchia cercando di mantenere posizioni politicamente corrette che ci permettano di restare nel giro che conta pur senza contribuire minimamente a spostare il benché minimo equilibrio. Fino ai casi clinici in cui si è diventati la caricatura di un mondo già di per se ridicolo. Quello per intenderci che abbiamo contestato e demonizzato per anni e che ora rappresentiamo in pieno. Siamo diventati quello che abbiamo sempre combattuto. Possiamo fare finta di non capirlo ma le cose stanno esattamente in questo modo, che ci piaccia o no. Non solo, continuiamo ad alimentarlo in modo continuo con la nostra fretta di consumare fagocitare e inglobare senza aver minimamente riflettuto sul significato di quel che stiamo facendo/dicendo/pensando/comprando. Ormai ciò che è rottura non ci appartiene mentre andiamo in estasi per tutto ciò che suona esattamente come deve. Siamo talmente legati ai dettami del perfetto alternativo inserito nel contesto di presunta rottura che non ci accorgiamo che siamo i più omologati di tutti. Il vero problema però non è questo ma la stasi creativa in cui siamo precipitati. Non succede più nulla. Siamo in un vortice di acque chete dove nessuno corre il rischio di affogare. Aspettiamo una voce fuori dal coro con cui discutere, gridare e strapparci i capelli che non abbiamo più ma stiamo cominciando a pensare che moriremo aspettandola sentendoci ancora una volta fuori posto.